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L’importanza di incontrarsi

immagine gruppi di affido familiare

Il modello dei gruppi di sostegno alle famiglie affidatarie del CAM

La storia dei gruppi di sostegno alle famiglie affidatarie del CAM – Centro Ausiliario per i Minori accompagna il tema affido dalle prime fasi iniziali. Infatti, risale agli anni Settanta e se pur lo sfondo sociale è mutato nel corso degli anni, rimane decisivo, adesso come allora, la volontà e la capacità di realizzare le proprie scelte e aspirazioni. Le famiglie affidatarie definiscono il loro operato sempre con le stesse parole: «A noi sembra di avere un credito affettivo e lo vogliamo usare per chi ne ha bisogno». L’idea del gruppo è sembrata la risposta più appropriata alla richiesta d’informazione, al desiderio di riflettere con altri e al bisogno di essere aiutati da esperti in materia.

Antonella Patrizi, psicologa e psicoterapeuta, approfondisce questo importante modello: «I gruppi di sostegno alle famiglie affidatarie sono una componente cruciale per l’avvio dell’affido. All’interno del gruppo, le famiglie affidatarie possono condividere non solo momenti critici vissuti durante la loro esperienza, ma anche passaggi positivi ed evoluzioni riguardanti la crescita del minore. Il gruppo è gestito generalmente da uno psicologo e un volontario CAM – Centro Ausiliario per i Minori, o da due psicologi, sempre del CAM – Centro Ausiliario per i Minori. I conduttori si alternano nella gestione e nell’osservazione delle dinamiche di gruppo, garantendo ascolto e confronto per ciascuna famiglia, permettendo la circolazione di idee e la condivisione di soluzioni creative di fronte a momenti di difficoltà. La narrazione è lo strumento privilegiato per raccontare e condividere episodi, e momenti importanti della loro storia di affido. Nel gruppo delle famiglie affidatarie i veri esperti sono le famiglie stesse quando riescono a far circolare le loro risorse, a sostenersi reciprocamente nella relazione con il minore, e quando una famiglia “più esperta nell’affido” incoraggia e supporta la famiglia che ha appena avviato l’affido, portando la loro esperienza concreta con fatti e momenti di crisi affrontati. La partecipazione ai gruppi e la loro finalità viene presentata nel momento della valutazione della famiglia che offre la sua disponibilità per accogliere un minore in affido. Pertanto, non ha un carattere di partecipazione spontanea e occasionale, ma la famiglia si impegna a essere presente in questi momenti di confronto durante tutto il percorso. Ogni gruppo ha un suo calendario semestrale per gli appuntamenti e gli incontri avvengono mensilmente

Durante gli incontri possono essere presenti anche “famiglie uditrici”, ossia famiglie che stanno attraversando la fase della valutazione. In questo caso, attraverso le storie raccontate, è possibile attivare un processo di autovalutazione rispetto all’esperienza dell’affido. L’avvicinarsi dei 18 anni e/o la conclusione dell’affido rappresenta sempre un momento difficile per la famiglia affidataria. In questo momento è fondamentale il sostegno del conduttore del gruppo per intercettare le fatiche del nucleo familiare, le risorse che la famiglia stessa mette in gioco per continuare a essere un riferimento per i ragazzi, per lavorare con la rete dei servizi e individuare nuove opportunità per il minore che diventa maggiorenne. Spesso, in questi casi, sono necessari dei colloqui individuali sempre in co-conduzione.

Ricordo una famiglia che con fatica ha attraversato l’adolescenza della ragazza in affido, che veniva descritta come una persona svogliata nello studio e disinteressata alla vita familiare. La ragazza, in seguito anche alla morte della madre naturale, in quel momento passava molto tempo in camera ed evitava i contatti con i genitori affidatari. La famiglia gestiva un agriturismo e avevano anche sollecitato il suo coinvolgimento nell’attività lavorativa. Lei non mostrava alcun interesse per queste proposte. Il gruppo è riuscito a sostenere la famiglia affidataria nelle fatiche quotidiane, normalizzando alcuni comportamenti tipici dell’adolescenza, sviluppando gradualmente uno sguardo positivo. 

Ora la ragazza, che si è laureata in Scienze dell’Educazione, gestisce in autonomia la fattoria didattica dell’agriturismo e la mamma ci aggiorna periodicamente sulle sue conquiste, ringraziandoci, a distanza di tempo, del nostro aiuto».

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